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Cardinale Angelo Bagnasco, 21 giugno 2014, Corpus Domini - 2

L'Eucaristia, però, non è solo il sacramento del corpo e sangue di Cristo, ma anche dell'unità. L'amore unisce. Se divide non è amore! In famiglia, nel lavoro, nella società, nella Chiesa. Rimane un nome: e di nominalismi purtroppo oggi si vive. Dio ha creato l'uomo non perché stia da solo, ma perché stia con gli altri; e anche quando ha momenti di solitudine, si sa sempre con gli altri e il mondo. Quando la solitudine è abitata da Gesù e dai fratelli diventa un atto d'amore, un incontro; ma quando è cercata per fuggire e isolarsi, allora è un atto d'egoismo. La solitudine, però, non di rado non è scelta, ma è una condanna,. e allora è la morte di chi la subisce. Questa forma raffinata di condanna a morte può essere dichiarata in famiglia quando i membri si ritirano nel proprio guscio e smettono di lottare per difendere, accrescere o riconquistare l'unità perduta o minacciata. Può essere dichiarata dai gruppi di riferimento, dalla società o dallo Stato, quando, anziché prendersi cura dei più deboli, li abbandona a se stessi. A parole si possono fare dichiarazioni alte e nobili, ma se la persona non si sente accompagnata, allora oltre il danno concreto subisce il bruciore della beffa. Davanti al Santissimo Sacramento, custodito nei tabernacoli delle nostre chiese, vogliamo riaffermare che gli esempi del malaffare non devono piegare la fiducia, e non oscurano l'onestà di tanta gente semplice e spesso sconosciuta, che vive con onestà e dignità, con sacrificio e quotidiana dedizione in famiglia, nel lavoro, nella vita sociale. A questa moltitudine rendiamo omaggio, mentre per tutti preghiamo.


Cardinale Angelo Bagnasco, 21 giugno 2014, Corpus Domini

“Non c’è davvero niente di prezioso che possa durare?”. Questa è la domanda. Sembra che nessuna cosa bella, nessuna cosa preziosa duri. “Ma non c’è davvero qualcosa di prezioso che possa durare? Neanche l’amore?”. E c’è la tentazione che quel “per tutta la vita” che voi direte l’uno all’altro, si trasformi e, col tempo, muoia. Se l’amore non si fa crescere con l’amore, dura poco. Quel “per tutta la vita” è un impegno da far crescere l’amore, perché nell’amore non c’è il provvisorio. Se no si chiama entusiasmo, si chiama, non so, incantamento, ma l’amore amore è definitivo, è un “io e tu”. Come si dice da noi, è “la metà dell’arancia”: tu sei la mia metà arancia, io sono la tua metà arancia. L’amore è così: tutto e per tutta la vita. E’ facile rimanere prigionieri della cultura dell’effimero, e questa cultura aggredisce le radici stesse dei nostri processi di maturazione, della nostra crescita nella speranza e nell’amore. Come possiamo sperimentare, in questa cultura dell’effimero, ciò che veramente dura? Questa è una domanda forte: come possiamo sperimentare, in questa cultura dell’effimero, ciò che veramente dura?

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